Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."
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Un colpo
picchio la testa, mi ritrovo a terra. mi ritrovo a terra dopo aver ricevuto un colpo in testa, inciampato forse, aggredito credo. la ragnatela calda di dolore dalla nuca mi arriva presto sul volto, e allora il sapore del terriccio sabbioso si fa umido, colloso. il primo respiro dopo la caduta graffia aria troppo pesante da trattenere e la respirazione si fa superficiale, veloce, veloce solo perchè serve ma la eviterei volentieri altrimenti. riaprire le palpebre non porta a nulla d'immediato, nessun fascio di luce, nessun figura distinta che si stagli a dare un significato. con una flessione cerco d'allontare il terreno ma al ritmo dei miei colpi di reni vengo battuto con costanza dalla gravità che infierisce.
rotolando guadagno il fianco e poi mi lascio cadere supino. il collo torcendosi riporta la vista ad un cielo stellato che stanotte sembra compiacersi del suo vantaggio d'immortalità, mentre io; beh, mentre io steso inerme sono ben lontano dai pensieri di solo qualche attimo prima.
camminavo, questo lo ricordo, camminavo pensando, come capita spesso. pensavo nè più nè meno che al futuro e come avviene discorrendo tra se e se, il pensiero non seguiva un vero e proprio filo logico; nessuna causa-effetto, nessuna consecutio temporum eloquente. pensavo ad un'idea generica, ad un obiettivo, ad un risultato piuttosto che ad un mezzo. il cielo stellato si prestava alla hýbris d'un uomo felice, sembrava portare consiglio, fiducia, confidenza, ed invece..
ed invece ora mi mi trovavo abbattuto da un colpo, obbligato a prostrarmi ad un infinito di cui non conoscevo che il nome, redarguito per il tramite di squarci celesti pugnalati sul velo della notte che avevo creduto mia complice.
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