"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."

kristoferpoffer {at} gmail.com

Titoli

Ciocco-notte

eppure sarebbe bastato pochissimo. sarebbe bastato che le giornate avessero ventiquattrore più un minuto per avere il tempo di fare tutto con calma. sarebbe bastata una stanza più lunga di un passo per far si che ce ne stessero otto esatti. sarebbe bastato che la sera prima la sua implacabile golosità non avesse lasciato solo carte vuote sul comodino.
invece allo scoccare della mezzanotte si svegliò di soprassalto sentendo la mancanza di qualcosa, si alzò dal letto e si diresse scalzo attraverso la stanza buia verso la sua uscita. inciampando al settimo passo emmezzo nelle scarpe in fila contro il muro perse l'equilibrio.
con un colpo di reni cadendo s'aggrappò alla maniglia della porta che si aprì. questo lasciò libero sfogo alla caduta che proseguì giù dalle scale. rimbalzò sui gradini, rotolò. una mano lanciata a scegliere un appiglio lo trovò in un cactus d'appartamento: troppo leggero per fungere da saldo approdo, troppo spinoso per non strappar imprecazioni destinate ai santi tutti : si punse e dinamicamente gridò. proseguendo lungo la scala a chiocciola ne compì diligentemente l'intero percorso, riconobbe ogni gradino e ritmicamente proseguì la sua marcia. poi tutto finì.
giacque supino nell'ingresso di casa sua. attese qualche attimo ad occhi chiusi. li aprì, li aprì. aperti, ma era buio, buio pesto. aspettò. pensieri corti, meno fatica. pensare ad obiettivi concreti per rimediare alla situazione di emergenza. attese di nuovo e ponderò. ancora disteso pianificò ai piedi della scala assassina.
d'improvviso: idea, illuminazione nella notte. con una mano stremata protese verso l'alto. sul mobiletto del telefono campeggiava un portacaramelle. il ragno prensile dal pollice opponibile scegliendo con abilità il suo obiettivo lo afferrò. la sua salvezza piovve dal cielo dritta in bocca.
gusto argenteo a stelline, piccolo panettone rivestito d'alluminio. croccante nocciola sulla punta, morbido e cioccolatoso il resto. scomodo da mangiarsi così, certo, ma la frasetta e il suo bigliettino semitrasparente sprigionavano un vago retrogusto di miele inaspettato. insolito ma gustoso, un bacio pudìco rubato alla notte con inenarrabili fatiche. desiderato, conquistato e sudato, come fosse il primo.

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