"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."
kristoferpoffer {at} gmail.com
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."
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Titoli
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- Addio
- Ai miei tempi
- Al pronto soccorso
- Albicocche
- Ambasciatore
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- Bentornati
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I soldatini
c'erano dei soldatini sopra la mensola. c'erano, si, ora non ci sono più ma non li ha spostati nessuno. c'erano dei soldatini sopra la mensola ed ora non ci sono più senza che nessuno li abbia toccati. i soldatini son scappati.
partiti in silenzio la prima notte di febbraio, me ne accorsi la mattina. non li vidi andar via ma notai distintamente lo spazio che avevano lasciato quando entrai nella stanza del pargolo che ancora dormiva. lui aveva due anni e ai giocattoli, come tutti i bambini, era affezionato solo quando qualcun' altro iniziava a giocarci. i soldatini erano sulla mensola più alta e lui non ci sarebbe mai arrivato, di certo comunque non nel cuore della notte senza fare rumore. i soldatini ai due anni non ci arrivavano; erano stati un regalo di una zia guerrafondaia, un pensiero geniale portato al piccolo il natale precedente. un regalo adatto, direi, ad un cosino di tre mesi considerando anche l'avvertenza della scatola che preannunciava morte e distruzione nel caso i militi fossero venuti a contatto con occhi, bocca e soprattutto bambini con meno di 36 mesi di vita. avevano insomma circa un anno e due mesi quei soldatini, non che l'età possa fare chissà quale differenza per un soldatino: un soldatino non si muove, non scappa nel cuore della notte, tantomeno se ha poco più di un anno, ma questo non importa, appunto. un soldatino dovrebbe star fermo, lì sulla mensola dove l'avevi appoggiato, e starci significa non muoversi nemmeno di un millimetro, ovviamente, non significa dirgli "fin qui puoi arrivare ma non osare andar oltre"! fermo immobile, incollato alla tua base, ancorato a quella caspita di mensola, non devi osare allontanarti, sei un soldatino, un tocchetto di plastica e piombo,fai il soldatino e stai!. e invece non c'erano più, spariti, partiti per la propria missione, per la grande guerra dei soldatini. gettai un' occhiata fuori dalla finestra e mi parve quasi di intravederli in mezzo a quell'erba alta, come fossero nel loro vietnam. sognavo, logico, i soldatini non fanno spedizioni nel giardino, non partono per attaccare nazioni di nemici soldatini e non sono in contatto con altri soldatini nascosti nelle ceste dei giochi di tutti i bambini del mondo.
fare a pugni con la realtà è già difficile quando succede qualcosa che non vorresti, figurarsi quando succede qualcosa che non ti aspettavi. che i soldatini sparissero quella mattina rientrava decisamente nella categoria delle cose che non mi aspettassi. eppure era successa. i soldatini non c'erano più.
partiti in silenzio la prima notte di febbraio, me ne accorsi la mattina. non li vidi andar via ma notai distintamente lo spazio che avevano lasciato quando entrai nella stanza del pargolo che ancora dormiva. lui aveva due anni e ai giocattoli, come tutti i bambini, era affezionato solo quando qualcun' altro iniziava a giocarci. i soldatini erano sulla mensola più alta e lui non ci sarebbe mai arrivato, di certo comunque non nel cuore della notte senza fare rumore. i soldatini ai due anni non ci arrivavano; erano stati un regalo di una zia guerrafondaia, un pensiero geniale portato al piccolo il natale precedente. un regalo adatto, direi, ad un cosino di tre mesi considerando anche l'avvertenza della scatola che preannunciava morte e distruzione nel caso i militi fossero venuti a contatto con occhi, bocca e soprattutto bambini con meno di 36 mesi di vita. avevano insomma circa un anno e due mesi quei soldatini, non che l'età possa fare chissà quale differenza per un soldatino: un soldatino non si muove, non scappa nel cuore della notte, tantomeno se ha poco più di un anno, ma questo non importa, appunto. un soldatino dovrebbe star fermo, lì sulla mensola dove l'avevi appoggiato, e starci significa non muoversi nemmeno di un millimetro, ovviamente, non significa dirgli "fin qui puoi arrivare ma non osare andar oltre"! fermo immobile, incollato alla tua base, ancorato a quella caspita di mensola, non devi osare allontanarti, sei un soldatino, un tocchetto di plastica e piombo,fai il soldatino e stai!. e invece non c'erano più, spariti, partiti per la propria missione, per la grande guerra dei soldatini. gettai un' occhiata fuori dalla finestra e mi parve quasi di intravederli in mezzo a quell'erba alta, come fossero nel loro vietnam. sognavo, logico, i soldatini non fanno spedizioni nel giardino, non partono per attaccare nazioni di nemici soldatini e non sono in contatto con altri soldatini nascosti nelle ceste dei giochi di tutti i bambini del mondo.
fare a pugni con la realtà è già difficile quando succede qualcosa che non vorresti, figurarsi quando succede qualcosa che non ti aspettavi. che i soldatini sparissero quella mattina rientrava decisamente nella categoria delle cose che non mi aspettassi. eppure era successa. i soldatini non c'erano più.
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