"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."

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Titoli

Nanni

Nanni era in vacanza in quel periodo. ogni volta che iniziava una nuova fase della sua vita cambiava mestiere, casa e perfino il nome. Nanni compiva settant'anni giusti quella mattina e la luce del giorno del suo compleanno si presentò filtrata a strisce dalle veneziane della camera. accanto a lui, la moglie Lea, sempre la stessa da una vita. lei il nome non l'aveva mai cambiato, era il punto di riferimento di Nanni.
come ogni mattina, appena svegli i due rotolarono di un poco uno verso l'altra, il nanni a sinistra e la Lea sulla destra, fino a toccarsi. il loro modo di dirsi buon giorno.
capitava che si svegliassero sempre insieme ma una volta, che non lo sappia nessuno, la Lea si era svegliata col fracasso infernale dei netturbini, allora aveva aspettato ad occhi chiusi quasi mezz'ora,immobile,per non perdersi il rotolamento della buona giornata nemmeno quella volta.
nanni, al secolo giovanni spazzi era un eccellente panettiere, idraulico, carpentiere ed anche scrittore.

panettiere lo fu da piccolo, il piccolo ninetto lo chiamavano in paese. aiutava il babbo nelle consegne e lo zio nell'impasto sotto le feste, quando c'era più lavoro e si richiedeva che persino lui fosse buttato giù dal letto la notte per aiutare in negozio. ma non gli dispiaceva, anzi, oltre alle consegne amava imbrattarsi di farina da capo a piedi, era il modo per ricordarsi la neve di natale anche a ferragosto.
un giorno durante il giro di consegne, bussò ad una porta del paese e invece della vecchia nonna Elvira venne ad aprirgli la piccola Eleonora. rimase immobile con il sacchetto del pane in mano. Lei si guardò attorno, attese ancora un attimo, poi vedendolo impalato gli strappò di mano il pacchetto, gli diede un bacio sulla guancia, e gli sbattè la porta in faccia. Ninetto aveva gli occhi sbarrati, inebetito restò due ore davanti a quella porta nella strettoia, in mezzo alla via. Sentì gli uccellini cantare, le campane a festa suonare ,le farfalle nello stomaco agitarsi, e poi d'un tratto persino un clacson strombazzare. era il lattaio, doveva passare ma ninetto era ancora in mezzo alla strada.
il giorno successivo si svegliò presto, si mise ad impastare con lo zio e cosse un panino a forma di cuore in cui nascose un foglietto su cui era incisa lapidaria la domanda 'mi vuoi sposare?'. corse in paese, bussò alla porta nella strettoia ed alla bimba che aprì mostrò orgoglioso il panino a forma di cuore senza dire nient'altro. La Lea sorrise e seduta stante in due bocconi divorò il panino. e il bigliettino.
il terzo giorno si svegliò presto, troppo presto, senza far colazione corse in strada e via fin su in paese. bussò alla porta e aprì la nonna Elvira ancora in vestaglia. lui chiese della nipote. 'la lea sta dormendo, sono ancora le sei'. ninetto aspettò sui gradini che il sole sorgesse del tutto poi bussò di nuovo. tirò un grosso sospiro, chiuse gli occhi per trattenere il coraggio e pronunciò le fatidiche parole 'mi vuoi sposare?'. 'cosa hai detto ? ninett non mi porti il pane oggi ?' rispose l'elvira. 'cercavo l'elonora veramente' - 'va bene,adesso te la chiamo'. la bambina arrivò saltellando, gli sorrise e tutta di corsa gli diede un bacetto sulla guancia. per poco non lo ammutolì di nuovo. ninetto allora si fece forza, ripeté il rituale e al lungo sospiro fece seguire un cieco 'leo, ci sposiamo?'. aprì gli occhi, uno alla volta, sbirciando una qualche reazione. lei corse via e dopo un minuto tornò con in mano un lecca lecca, conquistato dal dottore all'ultima visita. glielo porse e sicura disse 'si, ci sto!'.

successivamente fu nino l'idraulico e migrò in città, a Verona. non gli dispiaceva abitarci ne avere a che fare con tubi, rubinetti e chiavi inglesi. certo, da principio gli mancava un po' non poter addentare le baguette calde appena uscite dal forno o riempirsi di crema come un krapfen ma pian piano divenne un mago e la sua fama di riparatore instancabile si sparse per tutta la città. si disse che era tempo di andare.

aperte le finestre nel giorno del suo compleanno, la stanza fu invasa di tutta la luce d'aprile. si scagliò su ogni cosa, diede immediato vigore ai fiori nel vaso, mostrò distintamente un fiocco di polvere adagiarsi sul cuscino, rimbalzò sul pavimento lucido e s'infranse negli occhi di Lea. Un altro fantastico compleanno, si disse tra se nanni, affondando lo sguardo fuori dalla finestra in segno di riconoscenza.

gianni il carpentiere era un mago delle ristrutturazioni. veniva chiamato a destra e a manca dai più ricchi possidenti d'italia. aveva lavoro tutto l'anno e si spostava in continuazione. ristrutturava cascine, ville ma anche chiese e castelli. aveva una squadra di giovani apprendisti che lo ammiravano come fosse il messia. riusciva a rifare stucchi ottocenteschi migliori degli originali tanto che una volta gli si chiese di sostituire con i propri anche quelli ancora in perfetta salute.
un giorno aprì una rivista d'architettura, vide la reggia imperiale su cui aveva lavorato, e si ritenne soddisfatto.

la Lea tornò dalla cucina con un vassoio di pasticcini ed una sola candelina accesa. 'per non farti sentire troppo vecchio' disse. lui soffìo, ad occhi chiusi, con la tecnica con cui da piccolo aveva imparato a far realizzare i desideri e ne espresse uno.

Juan lo scrittore campò di rendita per qualche tempo con la fortuna accumulata da gianni il carpentiere e decise che avrebbe seguito l'ispirazione di scrivere poesie. le amicizie di alto lignaggio conquistate da abile ristrutturatore consentirono a juan di approdare in grande stile sul panorama letterario.
presentò a roma, milano, venezia e firenze la sua raccolta di sonetti che andò letteralmente a ruba. nel giro di poche settimane ogni donna d'italia che se lo meritò si sentì conquistata dalla dedica di qualche verso del grande juan alimentando la fortuna dell'abile artista e fomentando la gelosia dell'adorabile consorte.
un giorno, la lea si svegliò e trovò sotto il cuscino un libro rosso chiuso da un fiocco in seta bianca. svolse il nastro curiosa e sulla controcopertina lesse 'a lea, l'unica'. le ultime fatiche di juan lo scrittore erano culminate in un libro a tiratura limitata, di una sola copia. a prova delle più flebili e innocenti gelosie del mondo.

nanni e la lea quel giorno del compleanno del nanni fecero una passeggiata per le vie del centro, in mezzo alle vetrine. poi ne fecero una seconda per le viette del parco, in mezzo al polline d'aprile. nanni starnutì sedici volte, la lea ne tossì una decina.
un anziano addormentato a bocca aperta sotto un albero lo videro quasi soffocare per un ragno che gli entrò in bocca. nanni gli diede qualche colpo deciso sulla schiena; al nonnetto scivolò la dentiera. la lea rise di gusto e poi invitò nanni a seguirla ed andare via prima che li accusassero di aggressione agli anziani.
ad un bambino finì il pallone nel lago. nanni prese un bastone, cercò di portarlo a riva e lo bucò. la lea prese sotto braccio il marito e lo portò a casa.

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