"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."

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Gigolò di città

stamattina passeggiavo in città. dietro un angolo salta fuori un gatto che cammina rasente il muro. fa la curva e si struscia,tiene la coda in alto e tuona di fusa. fa le fusa alla città. mi piacerebbe essere un gatto per far le fusa ad un palazzo, ho pensato. allora mi son fermato, dopo essermi guardato intorno mi son appoggiato al muro del palazzo con fare non sospetto. grr - ho detto a bassa voce. no, non funziona. grr grr - ho mugolato un po' più forte. niente. eppure quel gatto sembrava così soddisfatto e dal palazzo era passato alle biciclette lucchettate al palo del divieto di sosta. grr -faceva lui. grr- facevo io. freddo però questo ferro di cui son fatte le biciclette e i pali dei divieti di sosta.
il gatto continuava a sembrarmi molto più preso di me. lui proseguì sulle auto lungo il marciapiede ed io dietro di lui; dovevo carpirgli il segreto. quel gatto andava in giro soddisfatto ad amoreggiare con tutta la città, spalmando rantoli di soddisfazione su ogni arredo urbano che gli capitasse a portata di vibrisse, che poi sono i suoi baffi.
ora stava flirtando con una cinquecento rosa; bel bocconcino, mi son detto. non appena ebbe finito provai ad appoggiarmi con un gomito, accavallando le gambe come si usa fare quando si aspetta in piedi appoggiato a qualcosa. partì l'antifurto ed io filai via veloce. la cinquecento non gradiva rapporti promiscui.
un centinaio di metri più avanti il gatto intanto proseguiva con lo sguardo da tombeur de femme per la via. ogni passo felpato era una conquista, ogni sguardo un cuore infranto. astuto, celava i suoi segreti, proteggeva i trucchi del mestiere. poi, ad un tratto, lo vidi apprestarsi a fare un passo falso, stava per mostrarmi la sua tecnica infallibile; alzò la zampa, la posteriore destra. ecco la chiave di volta del successo. mentre lo vidi irrorare le ruote di un suv in divieto di sosta, fu un attimo che nella mia testa scattasse l'idea geniale. mi voltai lentamente alla mia sinistra: una mini. lui il suo suv ed io la mia mini, mi dissi, perchè no. perplesso notai che arrivavo giusto all'altezza degli specchietti, d'altronde è questione di proporzioni tra umani e felini. guardai in basso, avvicinai delicatamente le mani ai jeans e..
'scusi, lei lo sa che non si può parcheggiare qui? le devo fare una contravvenzione' -intimò il mezzobusto della vigilessa dall'altra parte del tettuccio. 'ma sono appena arrivato, non può chiudere un occhio?' dissimulai. 'no mi spiace, le regole son regole' sancì la stronza. 'protesterò' - 'faccia pure'.
ritirai su metà della bottega che stavo aprendo, mandai affanculo il gatto e andai al lavoro.

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