"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."

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C'era una volta un mondo

c'era una volta un mondo in cui le cose andavano come dovevano. in quel mondo alcuni giorni correvano veloci nonostante provassi ad afferrarli oppure c'erano quelli interminabili che non ti lasciavano più andare via. in quel mondo, fatto apparentemente come questo, quando pioveva era così e basta e altrettanto sicuro era il sole che faceva capolino all'improvviso e prendeva possesso della sua seggiola di regista del tempo. così a marzo, se il primo giorno del mese c'era il sole, allora significava che la primavera sarebbe arrivata a poco a poco e non sarebbe più tornato il freddo o il vento gelido che taglia le labbra. in quel mondo così strano non c'era spazio per dubbi, non era concesso dubitare su una parola d'onore e le promesse erano stranamente, assurdamente, stupidamente mantenute. in quel mondo fatto un po' al contrario la gente iniziava a sentirsi strana perchè si diceva che nulla di nuovo sarebbe potuto accadere se non ci fosse stato qualcuno che per primo si fosse ribellato agli schemi. quindi in quel mondo iniziò a diffondersi l'idea che si dovesse cambiare, che ci si dovesse allontanare il più possibile da qualsiasi abitudine e da qualsiasi certezza. da un giorno all'altro le persone si svegliarono e si sentirono imbrigliate dentro quella ridicola, semplice, maledetta, soffice felicità che forse non si erano mai nemmeno meritati davvero.
da quel giorno iniziarono a succedere cose normali. normale era scappare all'improvviso al primo sentore di sicurezza, normale mangiare in ristoranti etnici anche se la cucina più buona del mondo era a portata di mano, normale distrarsi, distrarsi a più non posso. normale era bere fino a sfondarsi, era sorridere, essere belli, sani e forti. normale era fare diete e mangiare yogurt. normale era accendere la tivvù, fare strani versi ai bambini e insultare alle spalle gli adulti. normale era sentirsi veri solo perchè si riuscivano a dire le cose così come stavano, senza filtri, senza reticenze, dirle chiaramente in faccia all'altro, così come venivano. poi non importava se erano delle pure idiozie oppure se si fondavano su certezze eterne per tre o quattro giorni. liberi, liberi, ecco come ci si sentiva in quel mondo rinnovato dalla ribellione alle temute abitudini.
poi un giorno, anche in quel mondo, ci si fermò davanti allo specchio e ci si fece persino un po' schifo.

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