"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."

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Il Poi

mi ricordo che quando avevo all'incirca ottant'anni ed ero lì lí per, beh ci siamo capiti, mi ricordo che in quegli ultimi giorni mi sentivo abbastanza in tensione. tensione si, non paura. mi sentivo come se da un giorno all'altro avessi dovuto sostenere un esame. fino a quel momento ero sempre stato scettico su quelle cose e d'altronde il mio modo di pensare non poteva prescindere da questo. fin lì ero stato portato sempre a ragionare in termini concreti, assoluti e documentabili; non avevo mai pensato in astratto io. eppure quei giorni, li ricordo benissimo, erano stati tremendamente fecondi di idee, idee fantasiose e creative. nel giro di qualche tempo avevo vagliato ogni prospettiva scientifico-religiosa esistente in materia e, devo ammettere, sembravan tutte ben costruite e fondate. ciò che mi infastidiva era soprattutto che c'era troppa scelta. troppa, veramente troppa confusione sul poi. dal canto mio non facevo preferenze, a me sarebbe bastata una qualsiasi prospettiva, anche non la migliore, l'importante era che fosse certa. paradiso o inferno non importava purché fosse uno soltanto dei due. non mi sembrava di chiedere poi molto e pensavo che una tale piccola certezza potesse essere concessa a chi aveva sulle spalle l'esperienza di quasi una decina di lustri di vita. e invece nulla, niente di niente, come se fosse normale far sí che una persona così rispettabile rimanesse in ansia fino alla fine.
e comunque, a differenza di quanto avrei creduto, non ero per nulla spaventato, solo un poco irritato per il tentennare degli eventi. poi arrivò il giorno fatidico, fatidico nel senso letterale del termine se mi consentite la battuta. è stato strano fare i conti col non esserci più; non so come spiegarvela quella sensazione. penso sia stato come quando ti si informicola un braccio sotto il cuscino e se provi a muovere le dita non succede niente. ecco, estendendo il concetto, è un po' come se ti si fosse informicolato il tutto. però non è solo una sensazione corporea; e non è neppure questo infondo: i profumi li senti ancora, i suoni allo stesso modo, le cose le vedi e i sapori li gusti. è che smetti di avere il mal di denti, il sudore, i cerchi alla testa. da quel giorno in poi lo stomaco non ti brucerà più ma la cosa più bella è che preoccupazioni del genere smetterai persino di averle. ecco si, è una sensazione di liberazione da tutti quei fastidi legati ai tuoi bisogni fisici; un senso di libertà totale come pensare di finire una scatola di cioccolatini senza pagarla con il mal di pancia; come spiccare un volo senza le vertigini o tuffarsi in un prato senza l'allergia.
quello che voglio arrivare a dire, comunque, è che credo che ben prima degli ottant'anni, tanto tempo prima di iniziare a porsi il problema del poi, credo che sarebbe una buona cosa quella di imparare a gustarsi i cioccolati sdraiati in un prato.

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