"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."
kristoferpoffer {at} gmail.com
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."
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Il regista
in quel momento stava guardando al cielo. un timido sole iniziava a far capolino tra le nuvole dense. 'più esplicito, più esplicito' -incitò. la luce rispose immediatamente trasparendo prepotente in mezzo al fiume di nuvole grigie. 'spazio, più spazio lì in mezzo' ed un colpo a terra di un bastone da passeggio lo improvvisò un mosè moderno tra i mari nebbiosi.
regista; aveva sempre desiderato fare il regista ma aveva idee troppo strane in testa per convincere un produttore. gli capitava così sovente d'imbattersi nella vita quotidiana in un seguitare di scene memorabili che, deviazione professionale, gl'ingeneravano nel cuore l'antica speranza di poterle dirigere. erano pulsioni improvvise che potevano arrivare nei momenti più inopportuni. una volta, ancora bambino, gli capitò d'essere posto a guardia della cena natalizia sui fornelli fintanto che la mamma potesse avere il tempo di allontanarsi per pochi minuti. 'fuoco e fiamme' -pronunciò esaltato assistendo alla trasformazione dell'arrosto in carbone avvolto in un nugolo di fumo. le motivazioni alla cuoca furono semplice estro creativo d'un genio della pellicola espresse innocentemente da un 'mamma, dovevi vedere, era bellissimo!'.le conseguenze di quel gesto ancor oggi vibrano vive se si sfiora con la mano il fondoschiena!
eclettico, s'improvvisò regista d'ogni sorta di genere cinematografico. la carriera da documentarista ebbe come apice la direzione de "il gatto e la gabbianella" con la partecipazione esclusiva di fuffi, il gattino della zia amante degli animali, e polly, un sanguinario pappagallo brasiliano sovrastante il piccolo felino per dimensioni, peso e soprattutto aggressività. fortuna volle che la zia svenisse prima d'aver realizzato chi fosse il reale stratega dietro la scena horror di un micetto assassinato a colpi di becco. i racconti di famiglia, graziandolo, ancor oggi tramutano in leggenda arrivati all'epilogo in cui si dovrebbe svelare come in realtà si svolsero i fatti.
la sua vita proseguiva tranquilla tra un ciak e l'altro accennato tra se.
gli capitava spesso di sognare un colossal comparsato dalla folla oceanica della spiaggia a ferragosto, oppure un dramma assistendo ad un litigio in strada. qualche volta usava tutta la sua forza creativa per camuffare la città d'una immaginaria scenografia underground mentre era costretto ad attraversarne i malfamati sobborghi di notte.
quel giorno in cui lo incontrai passeggiava spensierato in riva al mare.mi fermai ad osservarlo mentre appoggiato al bastone da passeggio fissava l'orizzonte. mi lasciò ammirato immaginarlo dirigere il cielo. mi raccontò la sua storia; di come avesse sempre desiderato essere un regista, di come in fondo lo si sentisse già da tempo e quindi concluse deciso che semplicemente si limitava a fare il proprio mestiere. ad un certo punto, mentre guardavamo nella stessa direzione, fianco a fianco, mi disse di mirare a quella coppia distante un centinaio di metri: due giovani impalati ad un metro di distanza l'uno dall'altro, impietriti dall'emozione, scarsi nel coraggio di fare quel mezzo passo che li avrebbe uniti. mettendosi in fronte a me e dando loro le spalle alzò allora il bastone bianco come farebbe un direttore d'orchestra con una bacchetta, attese qualche attimo, e riabbassandolo fulmineo sentenziò 'ciak, si gira!'. come il più abile giocatore di bowling che ha fatto il suo lancio e si defila incurante del risultato, illuminato di soddisfazione mi sfilò a lato camminando senza voltarsi. mi regalò la scena di un bacio firmata dal miglior regista che abbia mai conosciuto.
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