"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."

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Titoli

La signora che ride

a teatro c'era una donna l'altra sera, due posti più in là di me. avrà avuto una cinquantina d'anni e come tutti quelli al primo piano della balconata del teatro studio guardava in giù, verso il palcoscenico, ridendo, appoggiata alla ringhiera. rideva, capisci? quella donna rideva. era lo spettacolo più triste che abbia mai visto e lei se la rideva. ogni tanto la fissavo, perfino annuiva socchiudendo gli occhi prima di lasciar trasparire il suo ghigno. lo faceva con una tale empatia verso quegli attori che sembrava aver già vissuto tutte quelle sensazioni. io ogni tanto guardavo giù, poi guardavo lei, e non capivo. non capivo se mi stesse prendendo in giro, se stesse guardando un altro spettacolo o se magari avesse una qualche paresi alla bocca. invece lei faceva sisi con la testa, sisi. quella donna m'ha terrorizzato. e guardate che su quel palcoscenico l'altra sera ho visto delle cose che non riesco nemmeno a descrivere talmente m'hanno impressionato. nelle scene più scure guardavo verso di lei, per controllare che non venisse nella mia direzione. nelle scene più chiare sembrava avesse un faro puntato sotto al mento, come si esige nei più classici racconti dell'orrore. a fine spettacolo il teatro dell'assurdo.i soliti rituali e convenevoli; gli attori escono a prendere applausi scroscianti per tre volte; pubblico in piedi, risvegliato dal battimani che ricala un velo di realtà. circospetto guardo verso di lei prendendo la giacca, avendo cura che non mi veda. e mentre tutti applaudono e ridono rilassati e persino confortati che tutto sia finito, lei? lei ha gli occhi puntati su di me. non ride stavolta, nono, non ci pensa proprio a ridere. fa per venirmi incontro, o forse va verso l'uscita, o forse si fa gli affari suoi: si avvicina comunque. senza pensarci mi rivesto in fretta e agognando i bui ma tranquilli vicoli milanesi tento di dirigermi all'uscita. una mano mi bussa alla spalla. è finita - penso - è la mia ora, è finita. mi giro con un occhio socchiuso e le sopracciglia aggrottate. è la mia vecchia vicina di casa, non proprio vicina, abita in fondo alla via. a dir la verità credevo fosse morta da un pezzo, però mi fa piacere rivederla. tiro comunque un sospiro di sollievo, m'aveva proprio spaventato. certo, a pensarci bene non è che sia molto confortante saperla a pochi passi da casa, però tuttosommato penso che dovendo scegliere le proprie vittime punterà su degli sconosciuti prima di venire da me; massì sdrammatizziamo che è meglio.
oggi a pranzo lo dico ai miei. 'ma chi?' -risponde mia mamma- 'la signora de santis al primo piano del palazzo rosso?; ti sarai sicuramente sbagliato perchè è morta da poco'. azz..

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