"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."
kristoferpoffer {at} gmail.com
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."
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Titoli
- 1 marzo
- A fin di bene
- Abitudini
- Addio
- Ai miei tempi
- Al pronto soccorso
- Albicocche
- Ambasciatore
- Balle
- Bentornati
- Blueberries pie
- Briefing
- Brioche
- C'era una volta un mondo
- Cane
- Cappuccetto rosso
- Carta Igienica
- Casa
- Cassiopea
- Cerimonie
- Che ore sono?
- Ciocco-notte
- Coltre di sfida
- Conversazioni
- Così sarà
- Cucina creativa
- Cuore
- Da un libro
- Damnatio Memoriae
- Denti
- Dettagli
- Dichiarazione
- Dipingo
- Discorsi da grandi
- Dormi ?
- Duello ìmpari
- Estathè
- Eutanasia
- Facebook 2.0
- Fìdati
- Fortuna
- Fotografia
- Franz
- Fuochi d'artificio
- Fuoco
- Furto di identità
- Gelato
- Gelosia
- Generazioni
- Gente diversa
- Gigolò di città
- Gilda
- Giugno
- Gli onori di casa
- Gli sms
- Grigliata
- I Numeri - 1 308331
- I protagonisti
- I soldatini
- Il bambino pipì
- Il cantante
- Il cielo
- Il colore rubato
- Il corridoio
- Il frigorifero
- Il giorno della pace
- Il giovedì
- Il librone verde
- Il mercatino
- Il mondo delle idee
- Il piumone
- Il Poi
- Il primo trauma
- Il regista
- Il signor x
- Il tempo
- Il venditore di storie
- Il vigile
- Immagina
- In piscina
- In spiaggia
- Incidente stradale
- Intermittente
- Issimo
- Julia
- L'alba
- L'asciugamano
- L'ultimo baluardo
- La cena del sì
- La felicità
- La mia inghilterra
- La nemesi e le api
- La nonna
- La prestinaia
- La signora che ride
- La soluzione
- La tartaruga
- La televisione
- La Valentine
- La verità sincera
- Le moto
- Le patatine
- Leggere
- Leggerezza
- Lei
- Lettera
- Libertà
- Lo show
- Lo so già
- Mi hai detto
- Minimei
- Minimei 2.0
- N3rd 4ever
- Nanni
- Natale
- Neologismi
- Nevica
- Non è un caso
- Nonostante
- Notte di benvenuto
- O pintòr
- Odi et amo
- Odiami
- Otto marzo
- Pace fatta
- Padre
- Per sempre
- Perdilido
- Piove
- Poi è facile
- Potenzialmente
- Prefazione
- Preserata di fine febbraio
- Profumi
- Promesse
- Proporzionalmente
- Prova su strada
- Puff..
- Quattroquarti
- Qui
- Rane
- Rapanui
- Razzista
- Ricordava
- Ritorno
- Roma
- Salmone
- Scelte ed eventi
- Schadenfreude
- Scripta Volant
- Sedicenni
- Serata di città
- Shampoo
- So
- Spirito Animale
- Stamattina in paese
- Stargate
- Stelle
- Tabù
- Udienza
- Un colpo
- Un concerto
- Un figlio
- Un paio di scarpe
- Un pezzettino di sole
- Un pittore
- Un salto
- Una crepa sul muro
- Una strana coppia
- Uova
- Vengo con te
- Vista sul mare
- West
- Zia Samy
O pintòr
João Leandro Valdo de Oliveira come tutti i brasiliani, in fatto di nomi era stato fornito delle più amorevoli attenzioni dai propri genitori. in brasile con l'abbondanza di nomi e cognomi è un po' come se provassero ad esorcizzare la povertà del resto; non basterà a far nascere uno scrittore famoso oppure un leggendario presidente a guida del paese, però sarà sicuramente sufficiente a farti ricordare le tue origini per tutta la vita.
João Leandro poi, come tutti i brasiliani in cerca di fortuna, si era scelto un nuovo soprannome, tutto suo, per sottolineare che da quel giorno il futuro sarebbe stato nelle sue mani. si faceva chiamare 'o pintor', il pittore, ma in vita sua non aveva mai nemmeno preso in mano un pennello.
João lavorava come lavapiatti in un bar affacciato sulla spiaggia di Copacabana. era il 13 febbraio del 1923, il bar si chiamava QuiRa, dai primi nomi dei proprietari Quirìno e Ramòn e la spiaggia di Rio si apprestava ad essere invasa dal carnevale numero 200.
João stava nelle cucine,o meglio, su un lavandino nascosto al resto del locale solo da un telo, a lavarvia dai bicchieri svuotati le impronte di mille bocche e mille mani. erano impronte tozze, sempre uguali a se stesse, come se dietro quel tendaggio l'avventore del bar fosse uno solo, per tutta la sera, per tutte le sere dell'anno.
Mentre lavorava immaginava spesso di potersi dimezzare il lavoro per fare più in fretta: così João lavava e Leandro asciugava meccanicamente centinaia di bicchieri da caipirinha.
in quel bar sull'avenida atlantica di rio de janeiro c'era puzza di fumo nell'aria, rumori assordanti che venivano dall'appartamento sopra il bar e c'era l'odore acre di cachaça e lime sulle mani di João il lavapiatti.
all'improvviso successe qualcosa di strano: gli capitò di dover lavare un bicchiere che non puzzava di liquore e limone verde e non aveva le tozze impronte digitali del fantomatico unico consumatore del locale. ciò che attirò la sua attenzione fu una mezzaluna di rossetto vicino al bordo; restò fisso immobile ad immaginarsi la bocca che avrebbe potuto imprimere quel rosso bacio di vetro.
Leandro allora buttò via il panno asciugapiatti e João chiuse il rubinetto.
O pintor prese un tovagliolo bianco, lo premette sul bordo del bicchiere da ambo le parti, e impresse la forma rossa di una bocca proprio in mezzo.
poi guardò il fazzoletto, prese un pezzo di carbone dal fornelletto che scaldava l'acqua e disegnò una faccia attorno a quella bocca. un cerchio di contorno, due grossi punti come occhi e tante strisce a scendere che sembrassero capelli. finito il capolavoro lo guardò: era veramente il disegno più brutto che avesse mai visto ma João rise e si sentì un pittore. decise che quella faccia raffigurava Sônia Soraia Zalmira de Zilda, la ballerina di samba più famosa del carnevale in città.
da quel giorno, in brasile, sulla strada che contornava la spiaggia più bella del mondo, in uno dei tanti bar di rio de janeiro, a lavare i piatti c'era un artista, 'o pintor' si faceva chiamare, ma in vita sua non aveva mai nemmeno preso in mano un pennello.
João Leandro poi, come tutti i brasiliani in cerca di fortuna, si era scelto un nuovo soprannome, tutto suo, per sottolineare che da quel giorno il futuro sarebbe stato nelle sue mani. si faceva chiamare 'o pintor', il pittore, ma in vita sua non aveva mai nemmeno preso in mano un pennello.
João lavorava come lavapiatti in un bar affacciato sulla spiaggia di Copacabana. era il 13 febbraio del 1923, il bar si chiamava QuiRa, dai primi nomi dei proprietari Quirìno e Ramòn e la spiaggia di Rio si apprestava ad essere invasa dal carnevale numero 200.
João stava nelle cucine,o meglio, su un lavandino nascosto al resto del locale solo da un telo, a lavarvia dai bicchieri svuotati le impronte di mille bocche e mille mani. erano impronte tozze, sempre uguali a se stesse, come se dietro quel tendaggio l'avventore del bar fosse uno solo, per tutta la sera, per tutte le sere dell'anno.
Mentre lavorava immaginava spesso di potersi dimezzare il lavoro per fare più in fretta: così João lavava e Leandro asciugava meccanicamente centinaia di bicchieri da caipirinha.
in quel bar sull'avenida atlantica di rio de janeiro c'era puzza di fumo nell'aria, rumori assordanti che venivano dall'appartamento sopra il bar e c'era l'odore acre di cachaça e lime sulle mani di João il lavapiatti.
all'improvviso successe qualcosa di strano: gli capitò di dover lavare un bicchiere che non puzzava di liquore e limone verde e non aveva le tozze impronte digitali del fantomatico unico consumatore del locale. ciò che attirò la sua attenzione fu una mezzaluna di rossetto vicino al bordo; restò fisso immobile ad immaginarsi la bocca che avrebbe potuto imprimere quel rosso bacio di vetro.
Leandro allora buttò via il panno asciugapiatti e João chiuse il rubinetto.
O pintor prese un tovagliolo bianco, lo premette sul bordo del bicchiere da ambo le parti, e impresse la forma rossa di una bocca proprio in mezzo.
poi guardò il fazzoletto, prese un pezzo di carbone dal fornelletto che scaldava l'acqua e disegnò una faccia attorno a quella bocca. un cerchio di contorno, due grossi punti come occhi e tante strisce a scendere che sembrassero capelli. finito il capolavoro lo guardò: era veramente il disegno più brutto che avesse mai visto ma João rise e si sentì un pittore. decise che quella faccia raffigurava Sônia Soraia Zalmira de Zilda, la ballerina di samba più famosa del carnevale in città.
da quel giorno, in brasile, sulla strada che contornava la spiaggia più bella del mondo, in uno dei tanti bar di rio de janeiro, a lavare i piatti c'era un artista, 'o pintor' si faceva chiamare, ma in vita sua non aveva mai nemmeno preso in mano un pennello.
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