"Nulla si può definire solo un sogno.
Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."

kristoferpoffer {at} gmail.com

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Facebook 2.0

facebook è utile, indiscutibilmente utile. su quel sito ci si organizza, si condividono foto, ci si aggiorna. su facebook c'è un sacco di gente, quattrocento milioni secondo le ultime stime ufficiali. ciascuno ha una media di centotrenta amici ed ogni mese, sempre secondo le statistiche, prova a farsene otto nuovi mandando richieste di amicizia. su facebook puoi diventare fan del tiramisù, del crem caramel e della zuppa inglese. ogni giorno ci sono almeno trentacinque milioni di persone che aggiornano il proprio status, dispensando utilmente informazioni circa la propria entusiasmante giornata. ogni status è una provocazione, un tentativo di attirare l'attenzione, una chance che gli si offre per realizzare quell'immagine di se che si stava rincorrendo da tempo. la citazione di una canzone colpirà al cuore qualcuno a cui balenerà nel cervello la scintilla del colpo di fulmine. una frase ad effetto ci consegnerà l'immortalità poetica che riecheggerà nella rete per l'eternità. le foto si caricano con talmente tanta facilità che non è più necessario selezionarle, eliminare quelle sfuocate o accertarsi che significhino qualcosa o che almeno semplicemente ci piacciano tutte. le foto si sfogliano con un clic e tra di esse ci sarà sicuramente quella che farà strappare un 'mi piace' d'evanescente ammirazione. su facebook siamo tutti più buoni e dispensiamo elogi e commenti onorifici perchè vige il sempreverde concetto del do ut des e sappiamo che un eloquente complimento saprà ripagare a breve quel lieve narcisistico poetare che nasconderemo dietro il prossimo status ad effetto.
non essere su facebook può essere persino più figo, più ribelle, anticapitalistico, controcorrente, ammirevole. la verità è che ci si deve saper stare su facebook e non riuscire ad accettare le sue regole può essere un proprio limite e non solo una ribellione anticonformistica. ci vuole equilibrio per starci, ci vuole una buona dose di menefreghismo, un genuino umorismo privo d'ogni strascico vendicativo e una sana porzione di spensieratezza a cui si dovrebbe ambire per il proprio quieto vivere. ci vuole predisposizione sia per starci che per andarsene ma ci vuole indubbiamente più maturità per saper affrontare la sfida del confronto. si deve essere grandi a sufficienza per capire che non si è tutti uguali, che non ce la si deve prendere per le risicate attenzioni tributate ad un proprio intervento e che da un mezzo così potente si dovrebbe trarne solo il meglio senza tirarsi i pacchi inutilmente. e poi ci sono i blog per soddisfare le proprie individualistiche tensioni alla gloria, senza l'intralcio del confronto. su un blog come questo ci sta chi si chiama fuori dalla sfida, chi si arrende al fatto che è lui quello sbagliato se non riesce a farsi piacere facebook ma che tuttavia mantiene la sua buona dose di protagonismo a dispetto delle buone maniere, del senso civico e della pia morale cristiana di partecipazione sociale (queste parole mi piacevano tutte e non sono riuscito a proibirmi di farcele stare).
tuttavia più ci provo più non riesco a convincermi che mi manchino quei duecento contatti conquistati uno alla volta con l'immane fatica di ricordami nomi e cognomi. non ce la faccio ad invidiare la comodità d'esser coinvolto in mailing list immediate; proprio non ce la faccio a bramare fotografie esotiche di semisconosciuti che non vedo da una vita, ad evitare di pensare che se non li sento da così tanto tempo un motivo ci sarà pure.
una delle ultime volte in cui sono stato connesso a facebook ho visto che la mia maestra delle elementari era diventata fan delle tagliatelle al ragù di cervo, e pensare che mi era sempre parsa una brava persona.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

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