Dire solo un sogno è una sciocchezza come dire solo una realtà, perchè un piccolo principe Poffer vive ugualmente sia nel mondo dei sogni sia nel paese reale da cui proviene."
kristoferpoffer {at} gmail.com
Titoli
- 1 marzo
- A fin di bene
- Abitudini
- Addio
- Ai miei tempi
- Al pronto soccorso
- Albicocche
- Ambasciatore
- Balle
- Bentornati
- Blueberries pie
- Briefing
- Brioche
- C'era una volta un mondo
- Cane
- Cappuccetto rosso
- Carta Igienica
- Casa
- Cassiopea
- Cerimonie
- Che ore sono?
- Ciocco-notte
- Coltre di sfida
- Conversazioni
- Così sarà
- Cucina creativa
- Cuore
- Da un libro
- Damnatio Memoriae
- Denti
- Dettagli
- Dichiarazione
- Dipingo
- Discorsi da grandi
- Dormi ?
- Duello ìmpari
- Estathè
- Eutanasia
- Facebook 2.0
- Fìdati
- Fortuna
- Fotografia
- Franz
- Fuochi d'artificio
- Fuoco
- Furto di identità
- Gelato
- Gelosia
- Generazioni
- Gente diversa
- Gigolò di città
- Gilda
- Giugno
- Gli onori di casa
- Gli sms
- Grigliata
- I Numeri - 1 308331
- I protagonisti
- I soldatini
- Il bambino pipì
- Il cantante
- Il cielo
- Il colore rubato
- Il corridoio
- Il frigorifero
- Il giorno della pace
- Il giovedì
- Il librone verde
- Il mercatino
- Il mondo delle idee
- Il piumone
- Il Poi
- Il primo trauma
- Il regista
- Il signor x
- Il tempo
- Il venditore di storie
- Il vigile
- Immagina
- In piscina
- In spiaggia
- Incidente stradale
- Intermittente
- Issimo
- Julia
- L'alba
- L'asciugamano
- L'ultimo baluardo
- La cena del sì
- La felicità
- La mia inghilterra
- La nemesi e le api
- La nonna
- La prestinaia
- La signora che ride
- La soluzione
- La tartaruga
- La televisione
- La Valentine
- La verità sincera
- Le moto
- Le patatine
- Leggere
- Leggerezza
- Lei
- Lettera
- Libertà
- Lo show
- Lo so già
- Mi hai detto
- Minimei
- Minimei 2.0
- N3rd 4ever
- Nanni
- Natale
- Neologismi
- Nevica
- Non è un caso
- Nonostante
- Notte di benvenuto
- O pintòr
- Odi et amo
- Odiami
- Otto marzo
- Pace fatta
- Padre
- Per sempre
- Perdilido
- Piove
- Poi è facile
- Potenzialmente
- Prefazione
- Preserata di fine febbraio
- Profumi
- Promesse
- Proporzionalmente
- Prova su strada
- Puff..
- Quattroquarti
- Qui
- Rane
- Rapanui
- Razzista
- Ricordava
- Ritorno
- Roma
- Salmone
- Scelte ed eventi
- Schadenfreude
- Scripta Volant
- Sedicenni
- Serata di città
- Shampoo
- So
- Spirito Animale
- Stamattina in paese
- Stargate
- Stelle
- Tabù
- Udienza
- Un colpo
- Un concerto
- Un figlio
- Un paio di scarpe
- Un pezzettino di sole
- Un pittore
- Un salto
- Una crepa sul muro
- Una strana coppia
- Uova
- Vengo con te
- Vista sul mare
- West
- Zia Samy
Furto di identità
tutta un’altra persona, omonimia presumo: il nome lo stesso, l’accento pure da quanto si intuisce leggendo.
mi han detto che c’è qualcuno che si spaccia per me, scrive lui, si firma pure il narciso. usa nome e cognome, i miei, come se fossero suoi, come se non ne esistessero altri da farsene scegliere alla nascita.
esibisce strutture grammaticali bizzarre, barocche, tardo barocche; appartenente a tempi passati desumo. mi dicono che fosse da tempo ritirato a vita privata, uno scrittore indaffarato a non scrivere, ad attendere il momento giusto per tornare quando il suo nome usurpato fosse tornato in auge grazie a qualcun altro. a qualcun altro me, grazie tante.
occupato come sono, non perderò tempo a rincorrerlo, a lamentarmene, a sbeffeggiarlo pubblicamente, quasi a sembrare che me ne importi poi molto. lo denuncerò piuttosto, in silenzio, anonimamente alle forze dell’ordine, per furto di identitá.
Issimo
Il Cantante
Brioche
è a fine settembre che la merenda muore; di lei rimane la plastica figura della sua fluente vitalitá primaverile, dell'appiccicaticcia spavalderia estiva. per tutto inverno aprire l'incarto dei buondí non riserverà sorprese, le crostatine saranno un pavé armonico e asfaltato, e i croissant mummie silenti d'un infarto al cioccolato.
l'alternarsi delle stagioni lo capisci dalla fermezza di quello scorre dentro, dalla morbidezza, dalla stabilità del ripieno. guardandoci dentro sono i pensieri di una brioche quelli che osservi, ma queste, in fondo, sono cose che un biscotto non potrá mai capire.
Damnatio Memoriae
mangio, non mastico ma deglutisco come se questi broccoletti fossero affar d'altri, come non li avessi mai incontrati, come potessi evitargli d'esser mai esistiti. divoro, trangugio, incasso broccoletti di bruxelles, rape, fegatini a pieni bocconi; lungi dall'assaporarli, li faccio sparire non appena mi si parano davanti. sono diventato così bravo nello sbarazzarmene che li fiuto a metri di distanza, li cerco, li localizzo e li stano come se non fossi mai stato addestrato ad altra funzione. così nell'intimo li repello che nessuno sfugge. così nel profondo li detesto che mai nessuno ha speranza di sottrarsi all'oblio che la mia vendetta gl'impone.
manciate di fegatini, rape e cavolini sembrano disseminati ovunque; al supermercato ne hanno quantità industriali; fruttivendolo e macellaio me li tengono da parte.
ogni volta che mastico è per vendetta, per sfogar su di loro la bile, per infierire su di loro indigesti. non mastico ma inghiotto, non ghiotto ma vendicativo. sono determinanto e non mangio, altro. non mangio altro da mesi.
Gelato
Perdilido
avviso ai bagnanti: la bimba sophy di 5 anni e mezzo, di nazionalitá tedesca, è in attesa della mamma al bagno 39.
la mattinata sulla spiaggia, a rimini, inizia così. segue traduzione del medesimo avviso in inglese, tedesco e francese.
qui, in uno dei bagni più grandi che abbia mai visto, nella giungla di ombrelloni a cavallo di tre fusi orari distinti, qui dove tra gli utenti dell'ultima fila solo si vocifera d'un mare che nessuno ha mai visto; ma forse un giorno, i figli, chissá.
avviso ai signori utenti, il piccolo ralph, 3 anni, costumino azzurro, è stato visto in zona torretta non più di un'ora fa. i genitori ringraziano chiunque fornirá indicazioni per il ritrovamento.
qui è il luogo della perdizione. si perde chiunque, a prescindere dall'integritá morale o dalla resistenza alle tentazioni. ci si incammina e ci si perde. la perdita del congiunto o del caro di turno è sancita dal pubblico avviso dello speaker.
gli smarriti sono trasversali alle generazioni e alle nazionalitá. in riviera, ottuagenari ulisse partiti per le sponde dell'adriatico mai più faranno ritorno all'ombrellone natìo. pochi, tra i più esperti, questa sera varcheranno le porte del bagno di Nettuno. tutti, tra i bianchissimi bimbi normanni, rosoleranno sul sentiero sabbioso in cerca delle orme materne.
gli annunci riecheggiano per una seconda volta tra sechielli e palette, tra creme e riviste. il tono è calato, l'enfasi smorzata del bagnino prannuncia il destino dei piccoli.
il sole allo zenit impedisce che le ombre siano d'aiuto all'orientamento e i pini marittimi non hanno muschio ad indicare il nord al piccolo ralph. sophy è stata fortunata questa volta ma non sempre le storie hanno un lieto fine. per lei, soli cinque anni e mezzo, questa sera si apriranno le porte di una nuova casa. in ultimo cambierá nome; benvenuta piccola ralph.
Neologismi
quando sei nel nulla, a mille mila chilometri dal resto, solo acqua tutt'intorno, solo acqua e aria se sei sull'ennesimo aereo per chissà dove; quando sei così distante da tutto ciò ch'è stato finora, in quei momenti lì, ti viene voglia di scrivere. il problema, l'unico neo di tutto il quadro bucolico, di questa vena creativa, di questa suggestione poetica, è che tu, in mezzo al mare, qualcosa di preciso da dire proprio non ce l'hai.
mi sento artista inespresso allora, poeta silente, animo incompreso e inascoltato figlio di un'epoca buia e regretta. ne avrei di cose da scrivere, non pensate, di moti interiori da esplicare, di temi da svolgere, credete. è che sembrano inafferrabili da questa parte del mondo, sembrano passati lontani, sembra che non esistano parole abbastanza rivoluzionarie per rendere la differenza con quello detto fin qui.
quando sei da solo in mezzo al nulla basterebbe inventarsi una parola nuova e invece, invece sono qui che scribulgo di pastaffi, e questo, infondo, rende comunque l'idea.
Scripta Volant
Coltre di sfida
Un colpo
picchio la testa, mi ritrovo a terra. mi ritrovo a terra dopo aver ricevuto un colpo in testa, inciampato forse, aggredito credo. la ragnatela calda di dolore dalla nuca mi arriva presto sul volto, e allora il sapore del terriccio sabbioso si fa umido, colloso. il primo respiro dopo la caduta graffia aria troppo pesante da trattenere e la respirazione si fa superficiale, veloce, veloce solo perchè serve ma la eviterei volentieri altrimenti. riaprire le palpebre non porta a nulla d'immediato, nessun fascio di luce, nessun figura distinta che si stagli a dare un significato. con una flessione cerco d'allontare il terreno ma al ritmo dei miei colpi di reni vengo battuto con costanza dalla gravità che infierisce.
rotolando guadagno il fianco e poi mi lascio cadere supino. il collo torcendosi riporta la vista ad un cielo stellato che stanotte sembra compiacersi del suo vantaggio d'immortalità, mentre io; beh, mentre io steso inerme sono ben lontano dai pensieri di solo qualche attimo prima.
camminavo, questo lo ricordo, camminavo pensando, come capita spesso. pensavo nè più nè meno che al futuro e come avviene discorrendo tra se e se, il pensiero non seguiva un vero e proprio filo logico; nessuna causa-effetto, nessuna consecutio temporum eloquente. pensavo ad un'idea generica, ad un obiettivo, ad un risultato piuttosto che ad un mezzo. il cielo stellato si prestava alla hýbris d'un uomo felice, sembrava portare consiglio, fiducia, confidenza, ed invece..
ed invece ora mi mi trovavo abbattuto da un colpo, obbligato a prostrarmi ad un infinito di cui non conoscevo che il nome, redarguito per il tramite di squarci celesti pugnalati sul velo della notte che avevo creduto mia complice.
La felicità
L'ultimo baluardo
il bus jingolava come al solito su per le verdi radure, percorrendo un nastro di strada che avrebbe tranquillamente potuto essere rosa confetto tanta era la gioia che sembrava infondere al conducente. lui vestiva l'uniforme ufficiale con una camicia a fantasia floreale, i pantaloni a pendant (slacciati confortevolmente in vita) e delle infradito spolverate con forfora d'angeli. il quadretto mostrava il ritratto dell'aloha spirit, un misto tra lo stereotipato fancazzismo italico e la contagiosa serenità delle nonne. non mancava nulla perché un animo sensibile potesse sciogliersi in un lacrimoso piagnucolare estasiato, ammirando l'arcobaleno che fasciava la valle.
all'improvviso però, dal nulla, tutto d'un botto, ho assistito al capicollare degli eventi. un innocuo semaforo, uno dei tanti che qui sembravano partecipare, a mò di luci colorate, al dilagante ottimismo cosmico, ad un tratto diede il segnale. alla macchina che ci precedeva, tuttavia, tale via libera non sembrava offrire motivo sufficiente per schiodarsi. capita spesso da queste parti; il caldo, il canto degli uccellini, l'ipnotica luce riflessa dall'oceano all'orizzonte; capita spesso che il conducente si addormenti. tutte le volte che questo accade un cortese automobilista scende e quasi dispiacendosene invita con la massima delicatezza il suo prossimo a destarsi dal piacevole abbraccio di Morfeo. così fan tutti; sempre.
anche oggi, considerando le circostanze, il volenteroso autista stava per scendere ad avvisare il malcapitato. capitò tuttavia che la camicia di-fiori-munita s'appigliasse alla leva del clacson; questi proruppe in un suono inaudito, e tutti, per incantesimo infranto, sembrarono improvvisamente prendere coscienza d'essere parte di questo mondo.
il cianciare sommesso si convertì gradatamente, prima in un brusio interdetto, e poi in un dettagliato imprecare ai santi più esotici. l'intera viabilità accolse con entusiasmo la scoperta del clacson e in men che non si dica s'accorò al sordo strombazzare del nostro autista, il quale, ormai preda di tensioni demoniache, stava anche cercando di tamponare il lemme vecchietto addormentato.
tutto si svolse tanto rapidamente che una signora asiatica s'alzò all'improvviso; il bimbo che portava in grembo vomitò addosso ad un nerboruto giovane appisolato. questi aprendo gli occhi di riflesso estrasse un coltello che gli cadde sull'alluce non appena l'urlo degli astanti fece loro realizzare una potenziale situazione di pericolo. di lì in seguito lo zampillare orrorifico di sangue e un crescente panico collettivo fecero si che la marmaglia, tirati i freni d'emergenza, cercasse libero sfogo nelle desolate lande pluviali circostanti. una cinquantina di redivivi esaltatati si disperse così in un memorabile pomeriggio d'autunno. l'occidente aveva conquistato anche l'ultimo baluardo del paradiso terrestre.
Le patatine
stavolta parto ma non scappo, non ce n'è bisogno e comunque sarebbe impossibile farlo perchè la terra oltre ad essere tonda è pure piccina picciò.
Lei
lei, passate le vacanze, fa sempre due conti, tira le somme, l'esame di coscienza di settembre. immancabilmente in questa occasione, vuoi perché l'abitudine del calendario scolastico ancora non se ne è andata, vuoi perché sono le foglie che cadono a farle intuire che un altro ciclo si sta chiudendo, in questa occasione finisce sempre per riepilogare un anno intero, che lo voglia o meno.
quest'anno, aggiunge, ha pure un 'che' di speciale; sembra lontanissimo il settembre scorso, sembra passata una vita intera d'allora.
cambiamenti ce ne sono stati, molti. impegno profuso: adeguato, sorprendente soprattutto la tenacia, la convinzione che ha riversato nelle proprie scelte, testardaggine direbbero in molti. la soddisfazione questa volta se l'è proprio meritata ed ora deve solo rivoltarsi di nuovo le maniche, perché la vita è strana, è complicata e questo lo ha capito, ed è anche parecchio stancante. però, e stavolta c'è un però grande come una casa, però se ha saputo regalarle anche un anno del genere, tutto sommato, non può che essere anche semplicemente fantastica. lei, io credo, fa bene a pensarla così.
La mia inghilterra
La prestinaia
la moglie del panettiere fa la prestinaia dietro al bancone. per la vicinanza del forno, che di mattina riscalda le focacce, sembra avere sempre un gran caldo, e si veste di conseguenza. sopra ovviamente porta un grembiule bianco, classico, ma non serve a un granchè.
fosse una semplice bella donna ci si potrebbe fare l'abitudine ad esserci sposati, credo; penso che anche i clienti ci farebbero l'abitudine e smetterebbero di deconcentrarsi tra un ordine e il successivo. avesse solamente belle forme sinuose, una voce a tono e dei begli occhi, un cliente uomo che arriva si stupirebbe sì, ma poi saprebbe articolare un discorso valido per lasciarsi comprendere. un seno prosperoso che modella i vestiti probabilmente sortirebbe invidie femminili e infatuazioni maschili, ma nulla di trascendentale, s'intenda. i seni, si, due seni due, per quanto abbondanti, sarebbero tollerabili, non c'è dubbio; ma tre, tre cosi così messi lì a lasciarsi intendere sotto il grembiule ci metti un po' ad accettarli. io non ci dormo la notte, figurarsi il panettiere.
Il Poi
e comunque, a differenza di quanto avrei creduto, non ero per nulla spaventato, solo un poco irritato per il tentennare degli eventi. poi arrivò il giorno fatidico, fatidico nel senso letterale del termine se mi consentite la battuta. è stato strano fare i conti col non esserci più; non so come spiegarvela quella sensazione. penso sia stato come quando ti si informicola un braccio sotto il cuscino e se provi a muovere le dita non succede niente. ecco, estendendo il concetto, è un po' come se ti si fosse informicolato il tutto. però non è solo una sensazione corporea; e non è neppure questo infondo: i profumi li senti ancora, i suoni allo stesso modo, le cose le vedi e i sapori li gusti. è che smetti di avere il mal di denti, il sudore, i cerchi alla testa. da quel giorno in poi lo stomaco non ti brucerà più ma la cosa più bella è che preoccupazioni del genere smetterai persino di averle. ecco si, è una sensazione di liberazione da tutti quei fastidi legati ai tuoi bisogni fisici; un senso di libertà totale come pensare di finire una scatola di cioccolatini senza pagarla con il mal di pancia; come spiccare un volo senza le vertigini o tuffarsi in un prato senza l'allergia.
quello che voglio arrivare a dire, comunque, è che credo che ben prima degli ottant'anni, tanto tempo prima di iniziare a porsi il problema del poi, credo che sarebbe una buona cosa quella di imparare a gustarsi i cioccolati sdraiati in un prato.
So
In spiaggia
domenica c'era un piccolo denti-dondolanti di questo tipo a vanificare le false promesse del bagno 'la quiete' ed io appena arrivato, adocchiando il soggetto, ho tenuto a metterlo preventivamente in guardia circa l'importanza ristoratrice del sonnellino che mi sarei concesso se la grazia di vucumprá, cocchibbelli e piccoli muratori in erba me l'avesse permesso. ciò detto l'ho invitato a stupirmi al mio spontaneo risveglio con un bel castello di sabbia, di quelli tanto più belli quanto più costruiti in ossequioso silenzio alle pennichelle altrui. il bimbo, sicuramente afferrato il senso profondo dell'intero discorso, si è limitato ad annuire e a sollevare le spalle.
nelle cocente canicola estiva il meritato riposo di tutti gli adulti presenti, di tutti i genitori, i nonni, gli zii, procedeva in un silenzio composto e perfetto, surreale persino. nel frattempo la scomposta marmaglia giocava con la sabbia.
l'esercito armato di palettine e secchielli, probabilmente esaltato per l'inaspettato affrancamento da regole e ordini, faceva tutto il necessario perché si mantenesse lo stato d'autogestione. per il fatto che, come noto, una semplice autodisciplina può laddove mille ordini falliscono, il pomeriggio calò in un sincronizzato scricchiolio d'arnesi, in una pace di silente operosità. colui che solo pochi istanti prima avevo rimbrottato si mise immediatamente alla direzione di una squadra di valenti amichetti proto-manovali e in un paio d'ore la fisionomia dell'intera spiaggia cambiò. il richiamo dell'incredibile opera edilizia convogliò manodopera inaspettatamente qualificata da ogni pista di biglie, da ogni semplice buca per l'acqua sul bagnasciuga; da ogni dove arrivarono a frotte per costruire il castello del secolo.
superate le dimensioni in altezza di un comune ombrellone e in larghezza di un piccolo chiosco, il monumentale cantiere improvvisato dai giovani artigiani della sabbia si preparava a sfornare un minaccioso agglomerato di torrette, torri e torrioni con tanto di ponte levatoio funzionante. nel frattempo noi, ignare menti adulte al riposo, venivamo cullati dall'innocente tranquillità sostenuta dalla brezza marina.
in un pomeriggio soltanto, l'escalation sociale accelerata dall'irrequietezza giovanile fece sì che il piccolo vicino d'ombrellone raggiungesse ben presto il vertice delle gerarchie inter pares e venisse nominato re assoluto e incontrastato della spiaggia. colui che solo poche ore prima faceva spallucce ai miei richiami all'ordine ora disponeva di un esercito di prodi pronti a tutto.
il silenzio d'un tratto si ruppe e al rullare di secchielli e rastrelli, appena aprii gli occhi, mi ritrovai circondato da un manipolo di assetati mercenari che in un farfugliare incerto mi imposero la consegna della borsa frigo con bibite e gelati. tutt'attorno acute e strillanti urla di giubilo proclamavano l'indipendenza, il successo della rivoluzione, la riuscita del colpo di stato dei costumini insabbiati.
Il giovedì
la scusa dei pesciolini é sempre stata la migliore: 'mammamisentosoloavreipropriobisognodiunamicofidato
concuipossaallietareilfreddoinvernodellamiadesolatacameretta, mi compri un pesciolino??' più o meno il mio irresistibile sguardo capriccioso diceva questo. ovviamente perché la scusa reggesse c'era la necessità che il suddetto amico branchiomunito ci lasciasse le squame di settimana in settimana. arrovellarsi a cinque anni per agevolare la sua dipartita credo che sia stata la parte migliore. la tecnica era questa. se entro il mercoledì seguente il soggetto x non sembrava risentire della dieta dimagrante allora bisognava attivarsi con più convinzione. devo dire che fuffi, il malefico gattino, era sempre disposto a condividere la mia giusta causa e nella peggiore delle ipotesi bastava lasciare a lui il via libera. la vaschetta del mio carissimo amichetto natante si trasformava allora in un divertentissimo luogo ricreativo. per gatti.
fuffi tuttavia, come dicevo poco fa, era solo l'ultima spiaggia e prima di lui il mare della cinica fantasia d'un cinquenne aveva libero sfogo. ora però è meglio non addentrarsi nei particolari che non vorrei rischiare di urtare la vostra sensibilità. mi rincuora comunque pensare che la causa di tutto ciò fosse indubbiamente nobile. io non li sopportavo proprio i cavoletti di bruxelles, dai, chi mai ha sopportato i cavoletti di bruxelles del giovedì.
Albicocche
i brevissimi istanti prima di una scoperta, quella infinitesima particella di tempo prima dell'illuminazione ti fanno sentire un genio. ora non ricordo esattamente quando successe, sono passati tanti anni d'allora, ma non dimenticherò mai il sapore della prima albicocca. ecco, aver scoperto che mi piacessero le albicocche mi ha cambiato la vita. fino a quel giorno credevo di aver provato ormai tutto; da bambino era confortante ed un modo per sentirsi grandi quello di pensare d'aver giá conosciuto tutto il conoscibile. a quanto pare non avevo fatto i conti con le albicocche però.
incontrare le albicocche è stato illuminante, sconvolgente, extrasensoriale; è stata una tale scoperta che per svariato tempo a venire ho poi continuato ad assaggiare qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. andavo assaggiando cortecce, fili d'erba, grani di polvere, zollette di terra o piccoli animaletti con la speranza d'aver di nuovo una sorpresa del genere; una scoperta all'altezza delle albicocche. la novità del gusto di quelle morbidose nacchere arancioni quella volta mi ha proprio spiazzato, non ci potevo credere, ancor oggi non posso credere d'esser stato cosí ottusamente convinto che non ci sarebbe stato piú nulla da scoprire, e invece. e invece ti alzi un giorno ed esistono le albicocche, roba da non credere.
dentro, sotto questa parvenza da bravo ragazzo, sono egoista, egoista e pure un po' stronzo perchè se al mondo esistesse una sola albicocca dubito che nemmeno dio in persona potrebbe mai convincermi a fare a metà.
-nemmeno io. com'è che si chiama ?
N3rd 4ever
da giovane preadolescente avevo giá una immagine abbastanza distorta della realtá; la colpa è sempre stata dei videogiochi. a quei tempi la tecnologia non era ai livelli di oggi e con un po' di pratica riusciva possibile, in pochi semplici passi, trovare codici, trucchi e segreti che ti permettessero di finire in poche ore anche la più difficile e complessa campagna di conquista ad age of empire, mitico videogioco strategico della microsoft. a quei tempi la sfida era sul personale, tu e il pc, tu contro il sistema, tu contro le regole che avrebbero voluto che per finire un videogioco, così da sentirti realizzato nella tua bacata etá dei brufoli, avresti dovuto donarti anima e corpo alle indaffarate facende di preistorici omini virtuali. ecco allora che il genio italico si acuìva, che la catàlisi ormonale mieteva successi. in pochi minuti un qualsiasi enfant prodige, come eravamo noi tutti, era in grado di trovare la scorciatoia. in poche semplici sequenze di tasti la campagna era vinta, i vichinghi sconfitti e la puberale convinzione nella tua onnipotenza confermata ancora una volta.
col passare del tempo l'abitudine a questi magici poteri dell'età moderna, queste divine opportunitá di piegare le circostanze alla nostra volontá ci sono state cementate fin nel midollo. ora bramo esc, tasti esc per sottrarmi alle noiose circostanze di questa piatta vita al di fuori del silicio; anelo copia incolla per evitare la routine e sogno combinazioni di tasti per uscire dal traffico. oramai siamo cosí integralmente pervasi da una sensazione di potere l'impossibile che non opponiamo più alcun filtro alle nostre azioni, dando per scontato che a tutto esista rimedio, che tutto sia cosí predestinatamente superficiale da essere per forza trascurabile.
ci si è arresi alla leggerezza al punto che necessitiamo di materia, di un àncora tangibile cui aggrapparci per poter ancor sperare d'esistere davvero. ci servono cose, cose concrete per sentirci vivi fuori da qui, da questa coscienza collettiva in cui l'individuo s'è sciolto, in cui l'originalitá è in vendita, in cui al re nudo che non desta nemmeno più scalpore abbiamo sostituito il nostro stesso avatar da cui non riusciamo più a distinguerci, il fantasma di ció che eravamo soffocato da vestiti troppo pesanti perchè riesca ancora a respirare. alt+f4
Gli onori di casa
siamo fatti di eventi, di persone amiche, conosciute ed odiate che ci girano intorno; siamo fatti di posti, ricordi, braccialetti e collanine; siamo fatti di ciò che abbiamo vissuto e ben venga la fuga d'amore, e ben vengano le favole itineranti alla ricerca di una nuova avventura, ma per la sincerità, quella vera, bisogna anche saper fare gli onori di casa.
benvenuta, io abito qui.
Lo so già
se poi adesso mi chiami e vengo lì da te a darti una mano, non sarà molto modesto da dire, ma poi finisce come quella volta là che piangevi; finisce che vengo lì con l'intento di consolarti e ci riesco pure. poi lo so già tu come fai quando sei felice, perchè tutti quelli che ti conoscono ce l'hanno bene in mente come fai quando sei felice. tu quando stai bene sei contagiosa, con quella voglia di vivere che potrebbe rischiarare una giornata di pioggia o addirittura l'umore nero di un becchino intristito.
sarà che non abbiamo mai avuto bisogno di dirci nulla di più del necessario quindi se qualcosa non va stavolta basta un fischio; io prometto di fare il mio dovere di consolatore e tu, ti prego, non incrociare i miei occhi una volta che sarà tutto passato, altrimenti lo sappiamo già tutti e due come finisce. no ?
Dipingo
ho fatti finiti lucidati quindici quadri in un mese, un quadro ogni due giorni; il tempo di far asciugare la pittura e dare una mano di trasparente. ritraggo persone, paesaggi, marchi delle sigarette in stile andy warhol. ho dipinto un gatto, è stato il mio primo soggetto, così, mi è venuto naturale.
la maggior parte sono copie, copie di fotografie che non potevo stampare in grande quanto avrei voluto e allora le ho dipinte. il problema è che a quelle fotografie ora i miei quadri non c'assomigliano per niente, ma la gente li guarda, ci vede un pavone e mi fa i complimenti.
perchè davvero dipingo ? perchè i pittori me li sono sempre immaginati sulla riva di un fiume, con un barattolo di nutella in mano a fare body painting su un'amazzone rinvenuta per l'occasione svenuta sulla spiaggia.
Grigliata
gli stessi vicini, nel giardino, oltre al gazebo, ci tengono un cane, un bellissimo labrador color arachidi.
domenica ero da loro, per una delle classiche grigliate estive con loro due, i miei, l'essere bavoso ed il loro cane.
Gente diversa
c'è così tanta diversità a sto mondo che quasi dispiace non saper cambiare davvero, non sapersi adattare fino in fondo, non riuscire a fare quell'ultimo sforzo per evitare che qualcuno possa non soffrire mai per ogni tuo difetto. innamorarsi in fondo è anche un po' sentirsi in colpa per questo.
Gli sms
i messaggini sono fraintendibili, travisabili, ambigui, molesti. i messaggini sono del tutto ignari di cosa sia la reale praticità della comunicazione. noi crediamo che con cento-centoventi caratteri il destinatario possa al più limitarsi a comprendere l'indispensabile. la realtà vuole che suddetto soggetto ricevente legga il papellino informativo rivestendolo di tutta la propria personalissima accentuazione, contestualizzandolo per di più in una realtà che non è detto combaci con quella dell'emittente, infatti non lo fa. il più delle volte capita che un solo messaggio male interpretato comporti una serie sconfinata di castelli mentali fondati su una malsana interpretazione che di gran lunga più modesto sarebbe stato il costo di una chiamata chiarificatrice o dell'astensione completa dall'emettere informazioni ad altro essere pensante.
i messaggini sono pericolosi, tanto più pericolosi quanto più complessi siano noi, quanto più siamo diversi, e quanto più siamo già di per noi stessi propensi a creare trambusto.
gli umani si incasinano la vita all'inverosimile e periranno anche a causa dei messaggini. il t-nove è lo sfottò in chiusura.
La nonna
la nonna, l'ho notato una domenica pomeriggio di inizio dicembre, una di quelle domeniche prenatalizie un po' uggiose in cui masochisticamente ci si ripara presso un centro commerciale, la nonna, dicevo, quando arriva nei pressi della zona elettrodomestici, s'irrigidisce tutta. dal canto suo la comprendo benissimo, teme la competizione del moderno, di quella macchina lava vestiti che non fa complimenti quando si trova davanti ad un pregiato maglioncino di cachemire. lei invece, quando le capita di dover affrontare il mio delicatissimo dolcevita azzurro, si rimbocca le maniche; lo sciacqua dolcemente sotto l'acqua tiepida, per domarlo lo scaraventa sul lavabo in marmo, poi estrae la spugna delle grandi occasioni (quella con dentro le pagliuzze di acciaio inox) e via di dolci carezze per una mezzoretta, giusto quel tanto per fargli capire chi è che comanda.
la nonna ha lavato coperte di lana spesse come tappeti, tappeti di seta delicati come mutandine della prima comunione e gatti scambiati per cuscini imbottiti.
la nonna lava e non si ferma più, sul serio, è da ieri mattina che va avanti.
Eutanasia
in un giorno qualunque di un freddo gennaio, loro, come aguzzini gaudenti del proprio compito, hanno sancito un termine per l'ineluttabile sua fine ed entro una settimana, ora è deciso, lui morirà. uno dei miei compagni più fedeli, uno dei più stimati conoscitori dei miei reconditi gusti se ne andrà, se ne andrà freddato da un'iniezione fatale. mi vogliono devitalizzare il penultimo molare destro ed io non so più come fare.
Cane
Cuore
voglio una vita viola, si-bemolle, vagamente retorica e d’apparenza patetica; una di quelle piene di tutto, forse un po' kitsch; una di quelle che assomigliano al primo cassetto della scrivania, quello dove finisce ogni cosa che un posto non ce l'ha.
voglio avere una vita in cui sentirmi in colpa se non sarò felice; e quando finirà, nel bel mezzo del tutto, avere ancora le dita sporche di marmellata alla pesca.
Natale
la cosa vera è che natale non è un momento a sé stante ma un giorno della settimana come i sei che lo precedono, come i mille che seguiranno. se il venticinque dicembre si esplode di felicità il merito è di un anno intero, vissuto ad ogni giro d'orologio, sofferto in ogni più piccola conquista e celebrato a dovere sotto un albero addobbato. in alternativa è l'occasione di ricominciare da capo, e la voglia non può mancare, e la forza non tarderà a ritornare. è natale, non può finire domani, non potrà più scappare.
Al pronto soccorso
Cucina creativa
allora signora, siamo già a sei chili di scartabolle, che faccio, lascio ?
Nevica
L'asciugamano
Rane
Libertà
ho provato la libertà unica e senza limiti, ed ora sono qui tra le tue braccia che non mi lasciano andare. i miei capelli al vento sono schiacciati sul tuo cuscino, i miei pensieri ti girano attorno, i nostri sogni costellano questa nuova realtà. forgio le mie scelte in base a desideri che non pensavo d'avere; cercando il filo della mia volontà mi perdo ai confini d'un tuo sorriso. vivo un presente ancorato al futuro ed il passato è stato solo una lunga attesa. scrivendo ti ho fatta piangere, sorridendo mi hai placato ogni timore. non vacillerò per un solo istante, non arretrerò di un solo passo.
disegnavo gabbie sui miei fogli bianchi e nel tuo soffocarmi ora sono felice.
La verità sincera
Vengo con te
tutt'attorno a noi c'era la sabbia, sabbia e sabbia soltanto. lui viveva in mezzo a quel mare rovente ai confini del nostro benessere, al limitare ultimo di quella che chiamiamo civiltà. in un posto così non dovresti trovarci nessuno, di certo non un bambino, eppure lui ci era nato, ci stava crescendo come se fosse la cosa più naturale del mondo. grazie per la vostra visita - soleva ripetere ai turisti che tornavano sulla strada di casa, quella che dall'orizzonte si perde e scompare. sembrava dirlo senza pensarci e solo qualche rara volta buttava lo sguardo a quel sentiero battuto dalle jeep che chissà dove li avrebbe portati. è lontana casa tua? - mi chiese con il sorriso spaventato di chi teme la risposta. abito oltre quelle dune ed un giorno qui ci tornerò e poi se vorrai potrai venire via con me - . lui non mi guardava negli occhi, sembrava sbirciarmi in quell'angolino in cui riposa la verità e sembrava aver già messo in conto che io, lì, non ci sarei mai più tornato. non fare così ti prego, non posso portarti via con me, non so che badare a malapena a me stesso - avrei voluto rispondere invece di abbassare lo sguardo - cosa vuoi che ne sappia io del deserto, delle notti che ci sono qui, di che effetto faccia sentire storie che vengono da lontano e non poter scappare con loro ? però non capiva, non capiva perchè ai bordi delle dune ci era cresciuto per otto anni dove otto anni pesano come una vita intera, e se in quei posti ad uno come me il giorno brucia la pelle e la notte gela il sangue, per lui quella casa apparentemente tanto vuota era tutto ciò di cui aveva bisogno. mi fai una foto ? - mi chiese tranquillamente mentre accettava le caramelle che gli porgevo. scattai e poi gliela mostrai. ora, sai, io viaggerò ovunque tu andrai - .
Addio
la nostra è stata solo una parentesi, non pensare che io ci stia ancora così male, non preoccuparti per me. la nostra è stata una storia tra le tante di un mondo intero, una storia vissuta al limite, vissuta finché ci pareva fosse giusto farlo. la nostra è stata la follia di due ragazzi che non si sono mai posti troppi perché, due ragazzi che sapevano bene cosa gli avrebbe attesi. la nostra, lo sai bene, è stata una storia da vivere nel suo presente ed ogni singolo giorno di quel tempo è stato il capolavoro che nessuno dei due avrebbe mai pensato di poter realizzare, lo riconosco. ogni singolo istante di quel lontano passato sembrava avere la forma dell'eterno, la consistenza densa di un sogno che non potevamo credere vero. poi un giorno arrivò la realtà, e lo sai che con lei non ci potevamo fare niente. il giorno in cui quel nostro pezzetto di paradiso se ne andò fu un vero colpo al cuore; quanto si pianse quel giorno, quanto. oggi, mentre mi fissi negli occhi, tu sei il più bel ricordo che mi sia mai capitato di avere, un pezzo di quella mia esistenza, di quel mio passato, che farà per sempre parte della mia memoria. ma adesso non mi chiedere nulla, non ti risponderò. non cercare niente nelle mie parole reticenti, ti mentirò. due come noi non hanno bisogno che di guardarsi negli occhi e di fingere un addio, un addio che profuma d'amore.